SIAMO MEMORIA
Era l'otto settembre 1943.
Il ricordo di quel giorno lo conservo ancora tra le pieghe elle mie pagine e lo metto a disposizione di tutti coloro che vogliono farsi "memoria".
Il re d'Italia, Vittorio Emanuele III di Savoia, chiese al comando degli alleati e ottenne dalle truppe angloamericane, l'armistizio.
A Napoli soffiò il vento di primavera. Dopo tre anni di guerra, quel giorno sembrò l'alba di un lungo periodo di pace. La gente si affacciò alle finestre, scese per strada, sorrise, finalmente.
Come, però, capita, i sogni svaniscono con la luce del sole e Napoli passò dalla padella alla brace.
I tedeschi, fino al giorno prima, alleati degli italiani, diventarono i loro peggior nemici. L'ordine partito da Hitler fu quello di ridurre Napoli "a cenere e fango".
Il pericolo non veniva più dal cielo; il pericolo era in città, nelle vie, dietro l'angolo.
Intanto i semi di libertà, di fratellanza, di uguaglianza, di fronte a tali negazioni dei diritti, cominciarono a ribollire nel sangue dei napoletani e come un getto di lava continua, esplose in uno slancio di resistenza.
Iniziarono così le "Quattro Giornate" di Napoli.
"AIZZAMM A VOC'..." fu il motto che mosse tutti, ma proprio tutti i figli della città ad agire Professori, scugnizzi, studenti, donne, uomini, ragazze, ragazzi che, come novelli partigiani "senza montagna", ma con il sale tra i capelli e il sole sulla pelle, difesero ogni vicolo, ogni angolo della città.
Non fu un flusso incontrollato di rivoltosi, ma individui coordinati e mossi da un unico obiettivo.
Dietro alle barricate, ricavate con oggetti vari, i napoletani combatterono con coraggio, facendo appello alla dignità e al senso di appartenenza a quella terra che li aveva visti nascere e crescere.
Dopo il 30 Settembre, alcuni non sono tornati a casa.
Rimarranno sempre così com'erano, partigiani della libertà, come Gennaro Capuozzo di appena 11 anni.
Altri, come Maddalena Cerasuolo, passeranno la loro vita a ribadire il NO ai soprusi, alle oppressioni. Continueranno a manifestare il loro dissenso verso le discriminazioni.
Un'unica voce che risuona nella città di Napoli: TIENEME CA' TE' TENG'!